venerdì 22 gennaio 2010

JOHNNY CRAIG E L'ESPRESSIONE NEGATA

E' da un paio di anni che la 001 ci sta proponendo le storie della EC Comics.
Sono letture assolutamente interessanti, ed essendo un pezzo di storia del fumetto contengono brevi racconti di grandi autori del periodo frai quali ci sono: Al Feldstein, Harvey Kurtzman, Wally Wood e Jack Davis.
Nel mezzo sta Johnny Craig, un autore che non conoscevo bene prima di leggere Crime SuspenStories vol.1.



 Proprio di Craig voglio parlarvi.
Mentre su diverse riviste come Tales of the Crypt era affiancato da Al Feldstein ai testi, qua lo scopro come autore completo. I suoi racconti, messi a confronto con gli altri, si distinguono subito per resa e brillantezza. Il suo tratto preciso e pulito, che nei volti sembra influenzato da Caniff, con un bianco e nero pieno, rispettoso di luci ed ombre, mette in secondo piano persino le storie disegnate da Wally Wood.
Inoltre ciò che colpisce è l'abilità di sapersi calare in un linguaggio pulp. Sovente le didascalie vengono usate per far cogliere l'ansia e l'esasperazione del protagonista; raramente sono esplicative e se lo sono racchiudono brevità e semplificazione, andando in controtendenza con tempi in cui le didascalie erano spesso pesanti e, nell'ottica di un fumetto attuale, certamente superflue.
Lungi da me voler dire che gli altri autori di questa serie producano storie scarse, anzi la qualità non è mai bassa, eppure Craig supera tutti, perfino Kurtzman che propone due storie dallo sviluppo banale e con assai poca suspence.


 (una tavola di Craig da Vault of Horror)

Al Contrario di altri però Craig è molto lento, questo è dovuto alla sua meticolosità nel disegno e al fatto che oltre a scrivere le sue storie è anche il copertinista della testata. Eppure tutta questa lentezza che gli si attribuisce viene contrappesata dall'originalità dei suoi lavori. Non a caso i suoi racconti sono sempre quelli che aprono la rivista. Oltretutto Craig è l'unico a sfruttare al massimo le splash page che inaugurano gli episodi. Infatti, sulla scia della rivoluzione eisneriana di Spirit, le storie della EC incominciano sempre con una splash page.


 (classica splash page di Jack Kamen)

 Craig raramente si limita ad utilizzare questa pagina per fare una specie di copertina, e fonde illustrazione con la storia.
Purtroppo non trovo un'immagine della prima pagina de "Il Sosia", che basterebbe a spiegarvi tutto, e allora ve ne posto un'altra qua sotto:



 I suoi racconti sono sempre carichi di pathos e vi è una costante ricerca nello stupire il lettore presentando più colpi discena in un solo arco di 6, 7 pagine. Sicuramente è da sottolineare come sia prevalentemente interessato a rappresentare le emozioni e le reazioni dei personaggi piuttosto che a proporre disegni esplicitamente macabri. Questo alle volte esula dalle copertine che invece sono fatte per colpire il lettore, come potete notare qua sotto.



Caso vuole che sia proprio una sua copertina, ultima dei mille fattori in gioco, a dare il la all'avvento del Comics Code.
La copertina incriminata la potete ammirare qua sotto.



 In effetti è anche l'ultima copertina della serie realizzata da Craig, che in seguito alla chiusura della EC fa sporadiche comparse su alcune testate della Warren e sul finire degli anni '60 inchiostra diverse cose per la Marvel e la DC. I pochi numeri supereroistici da lui disegnati sono pesantemente ritoccati, finché alla fine, costretto a non potersi esprimere, limitato da una stretta supervisione, e insofferente alle scadenze si ritira dal mondo del fumetto.
Si dedica alla pittura e produce numerose tele legate ai vecchi personaggi delle EC.
Ultimo baluardo di un'epoca finita male, Craig ne è forse l'unico vero illuminato.
(Johnny Craig 1926-2001)

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