Quello di Burns è un bianco e nero forte e deciso che non lascia niente al caso, ma che è messo li per sottolineare la crudezza del suo racconto.
Una storia già passata sotto il marchio di "capolavoro", un'opera che lo ha messo sotto torchio per dieci anni, un calvario editoriale ostinato, una pubblicazione edificante per l'autore.
Le tematiche sono molteplici, ma il piano di lettura può essere relativamente semplice: la Seattle degli anni settanta; un gruppo di giovani studenti; una malattia improvvisa legata ai rapporti sessuali (paragonabile all'aids); le relazioni sentimentali; l'emancipazione; la libertà.
Questi sono alcuni dei punti cardine su cui Burns pone le basi del suo fumetto.
Il resto è un malsano viaggio mentale fatto di immagini che fuoriescono dal cervello dell'autore.
Non saprei quanto di autobiografico possa esserci in questo racconto, comunque molti aneddoti (dai rapporti sessuali all'assunzione di droga o semplicemente dai luoghi della storia alla mentalità dell'epoca) devono essere stati vissuti in prima persona, perché è tutto troppo ben descritto e ben raccontato. Insomma c'à del vero in tutto questo, c'è dell'orrore e dell'oppressione fra le pagine del libro, c'è almeno qualche sensazione che ognuno di noi ha provato in vita sua almeno una volta.
Il piano narrativo dell'opera è clamorosamente ben congegnato e Burns va avanti e indietro nel tempo, gioca con i disegni, li propone e ripropone come un mantra, certe tavole sono addirittura ipnotiche.
Un libro che va letto e che alla fine vi farà pensare: "...in fondo anche io sono un po cosi".
Charles Burns
Black Hole
Brossura, 368 pag. in b/n
19 euro
Coconino Press
venerdì 12 dicembre 2008
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